(Saint-Sauveur-en-Puisaye, Yonne, 1873 - Parigi 1954) scrittrice francese. Le sue prime opere, la serie dei romanzi di Claudine (1900-03), uscirono sotto lo pseudonimo di Willy e furono scritte in collaborazione col suo primo marito, Henri Gauthier-Villars, dal quale divorziò pochi anni dopo. Come Colette Willy, e dal 1916 solo come Colette, pubblicò poi i suoi numerosi libri, che ne fecero, in Francia, la più famosa donna di lettere della prima metà del secolo. Ricordiamo, fra i titoli più significativi, Dialoghi d’animali (Dialogues de bêtes, 1904); La vagabonda (La vagabonde, 1910) e Il rovescio del music-hall (L’envers du music-hall, 1913), basati entrambi sulle sue esperienze di lavoro nel mondo dello spettacolo; Chéri (1920), Il grano in erba (Le blé en herbe, 1923), La gatta (La chatte, 1933), Gigi (1945), Il fanale azzurro (Le fanal bleu, 1949), alcuni adattati poi per il teatro e per il cinema. Largamente autobiografica, soprattutto agli inizi, nelle intense rievocazioni dell’infanzia e dell’adolescenza, l’opera di C. si è progressivamente arricchita di un attento studio dei caratteri e dei rapporti umani, pur mantenendo una profonda unità d’ispirazione legata a un’accettazione serena del mondo, lontana dalle contemporanee espressioni letterarie dell’inquietudine e dell’angoscia. Scrittrice feconda e impeccabile, unì doti di sottile e spregiudicata osservazione psicologica e di acutissima immaginazione al raro equilibrio di una prosa esatta e duttile.